Si osservano allo specchio con la convinzione di essere tremendamente grasse, nonostante l’ago della bilancia continui a precipitare vertiginosamente e le ossa siano sempre più sporgenti. Depressione, ansia e disprezzo nei confronti del cibo, ecco quello che l’anoressia può portare con sé. Ai sintomi tipici connessi a questo disturbo, si associano anche quelli a livello sociale, considerando che, chi deve fare i conti con l’anoressia non è interessata a relazionarsi con gli altri, preferendo a questo la solitudine. A parlare dell’anoressia la dottoressa Laura Minafra, specialista in neuropsichiatria infantile e psicoterapeuta.
Che cosa s’intende per anoressia?
Il termine anoressia letteralmente significa “perdita di appetito” , ma in realtà l’anoressia nervosa è molto più di una semplice inappetenza è insieme alla bulimia, il più importante dei disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni. Ciò che contraddistingue l’anoressia nervosa è il rifiuto del cibo da parte della persona e la paura ossessiva di ingrassare, associati, nelle forme più gravi a, malnutrizione, inedia, amenorrea ed emaciazione.
Chi soffre di anoressia come percepisce l’immagine del corpo?
Chi soffre di anoressia ha un’immagine distorta del proprio corpo o di una parte di esso che percepisce costantemente in sovrappeso, ed è dominato da un’intensa paura di ingrassare, anche in presenza di un evidente sottopeso. Esistono due sottotipi di anoressia, il sottotipo con restrizioni: in questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno o l’attività fisica eccessiva, ed il sottotipo con abbuffate condotte di eliminazione: appartengono a questa categoria i soggetti che regolarmente presentano abbuffate e, o, condotte di eliminazione attraverso il vomito autoindotto, o l’uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
Quando si può parlare di anoressia?
I criteri diagnostici del DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) sono: rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto; intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso, alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
E’ vero che l’anoressia sta prendendo sempre più piede tra i ragazzi e non solo tra le ragazze?
L’anoressia nervosa è stata da sempre considerata una patologia riguardante esclusivamente le donne, a causa della preponderante incidenza nella popolazione femminile, ma si può osservare come negli ultimi anni sia aumentata l’incidenza anche nel sesso maschile, questo perché la ricerca della perfezione e del fisico ideale sono obiettivi e che non riguardano solo le donne. Si stima, infatti, che il 5%-10% dei pazienti che soffrono di anoressia nervosa sono soggetti di sesso maschile.
Per la precisione nel maschio si parla di “visnoressia”, che si differenzia dall’anoressia nel sesso femminile, è, infatti, la ricerca ossessiva di un corpo perfetto, muscoloso e senza grasso, per cui l’uomo si sottopone ad estenuanti allenamenti in palestra e spesso assume prodotti anabolizzanti.
E’ possibile prevenire l’anoressia?
Un ruolo di primaria importanza nella prevenzione è giocato dalla famiglia. Nella stragrande maggioranza dei casi, le famiglie degli affetti da disturbi alimentari psicogeni, sono apparentemente perfette, la coppia genitoriale appare da fuori tranquilla coscienziose e ben affiatata, i figli bambini o adolescenti “modello”, remissivi, obbedienti, perfezionisti e tesi ad ottenere il massimo da ogni prestazione. In realtà, l’assenza di conflitti è ottenuta a prezzo di una notevole rigidità affettiva e di un continuo mascheramento e negazione di sentimenti. In un ambiente familiare realmente sereno, nel quale si ha la possibilità di esprimere le emozioni ed i sentimenti, attento ai bisogni dei bambini, difficilmente si svilupperanno disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e la bulimia. Quindi delle corrette dinamiche familiari hanno un importante ruolo nella prevenzione di tali patologie. Anche affrontare subito i primi sintomi dei disturbi alimentari è molto importante, anche se spesso risulta essere difficoltoso, a causa della buona capacità di nascondersi che ha la persona che ne soffre.
I media influenzano lo sviluppo di tale patologia?
Senza dubbio i mass media bombardano i giovani di immagini di corpi femminili, ed ultimamente anche maschili, perfetti e diffondono l’illusione di poter ottenere la perfezione, con risultati immediati e soddisfacenti. Nell’immaginario collettivo dei giovani vi è la convinzione che bellezza sia sinonimo di eccessiva magrezza e che da questa bellezza deriverebbe il successo nella vita. Ad aggravare la situazione interviene il web, dove troviamo un numero smisurato di siti pro anoressia. Ciò non significa assolutamente che siano i mass media la causa dell’anoressia.
Qual è l’approccio migliore per affrontare questo disturbo?
L’approccio all’anoressia deve sempre essere multisistemico, il trattamento dell’anoressia è uno dei più complessi da mettere in atto. Innanzitutto perché le persone affette da tale disturbo hanno uno scarso insight, che è fondamentale per la motivazione al trattamento e negano la malattia, opponendosi a qualsiasi approccio medico. Fondamentale è quindi in primo luogo agganciare il paziente in una psicoterapia e lavorare con la famiglia per modificare le dinamiche alterate. Inoltre è molto valido l’uso dei gruppi terapeutici che, nello specifico sono i “gruppi familiari”. Tutto ciò deve essere associato ad un trattamento medico.
Quali sono le terapie più adatte in queste situazioni?
La terapia dell’anoressia nervosa deve essere multi sistemica. Tendenzialmente l’anoressia è curata ambulatorialmente, ma in alcuni casi è necessario ricorrere al ricovero ospedaliero, anche contro la volontà dello stesso malato, ad esempio quando le condizioni mediche del paziente con anoressia siano scadenti (disturbi idroelettrolitici, abuso di farmaci diuretici, lassativi, alcool, stupefacenti, perdita eccessiva di peso). Il ricorso ai farmaci è finalizzato al trattamento di condizioni morbose che coesistono nel paziente anoressico, come la depressione o il disturbo ossessivo compulsivo, oppure al ripristino del peso corporeo, a regolarizzare il ciclo mestruale o a normalizzare eventuali squilibri a carico dei sali minerali. I farmaci più frequentemente utilizzati nel trattamento dell’anoressia comprendono: antidepressivi e antipsicotici quando si associano disturbi psichiatrici, terapia ormonale per il trattamento dell’amenorrea, vitamina D e calcio per contrastare la demineralizzazione ossea che può portare a osteopenia e, nei casi più gravi, ad osteoporosi.
Vuole dare un consiglio ai giovani?
Non è semplice anche perché i giovani solitamente non ascoltano i consigli. Diffidate delle diete fai da te troppo restrittive, mangiate in modo sano e mantenetevi fisicamente attivi e soprattutto, se pensate di avere un problema col cibo, parlatene subito con qualcuno.
Occhi puntati sull’anoressia, visto che, inizialmente può sembrare innocua, invece, è subdola e logorante, sia per chi ne soffre, sai per chi sta loro vicino. La tempestività nel riconoscere che si ha un problema è fondamentale, perché solo così ci si può rivolgere a degli specialisti che riusciranno a risolvere il problema prima che questo possa diventare un qualcosa di patologico!