L’esistenza della depressione nel bambino è stata molta dibattuta in quanto si è sempre pensato che i bambini non fossero in grado di sperimentare stati d’animo di gravità e durata tali da giustificare una diagnosi di d.d. Inoltre, i disturbi dell’umore, quando si manifestano nei bambini e negli adolescenti, spesso sono non riconosciuti, il bambino non ha buona capacità di verbalizzare e comunicare il proprio malessere e la propria sofferenza come può fare un adulto, ciò non significa che il bambino non possa manifestare un disturbo dell’umore, seppure con sintomi che possono non essere del tutto sovrapponibili a quelli della depressione nell’adulto.
Negli ultimi decenni risulta aumentata l’incidenza e diminuita l’età di esordio. Si stima che l’incidenza della depressione sia di dello 0.3-1% in età prescolare (0-6 anni) , 0,4-2,5% in età scolare (6-11 anni), 4-8,3% in adolescenza (12-18 anni). Non ci sarebbe una prevalenza di sesso in età infantile mentre fra gli adolescenti sarebbe più frequente fra le ragazze (2:1).
Anche per il bambino valgono i criteri diagnostici per il disturbo depressivo maggiore del DSM-V, ovvero : umore depresso (nel bambino può essere anche u. irritabile), marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte le attività, significativa perdita di peso o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio , faticabilità o mancanza di energia, sentimenti di autosvalutazione o colpa eccessivi o inappropriati ,ridotta capacità di pensare o di concentrarsi,o indecisione, pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio o l’ideazione di un piano specifico per commettere un suicidio. Dobbiamo però dire che esiste un corteo sintomatologico molto più vario e complesso, che cambia in relazione all’età di sviluppo. Sotto i tre anni i sintomi più frequenti sono pianto eccessivo,irritabilità, disturbi del sonno, alterazioni delle abitudini alimentari, alterazioni della motricità (rallentamento o irrequietezza), ritardo o regressione psicomotoria, disturbi psicosomatici (vomito, diarrea, asma, dermatite, alopecia, etc), difficoltà a raggiungere il peso previsto per l’età, scarso contatto visivo, ridotta mimica facciale, assenza del sorriso sociale,scarsa curiosità, scarsa esplorazione, scarso interesse per il gioco, auto/eteroaggressività.
Nella fascia d’età successiva (fra 3-5 anni), i sintomi sono simili, possono presentare inoltre bassa tolleranza alla frustrazione, atteggiamenti provocatori, oppositività, disubbidienza, scatti di collera, pianto immotivato, difficoltà di socializzazione con progressivo evitamento sociale, dipendenza e ansia, sintomi somatici come disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, incubi frequenti e terrori notturni) e dell’appetito ed alterazioni del comportamento alimentare (anche coprofagia e pica). Possono comparire nel gioco immaginativo contenuti di fallimento, morte,dolore, distruzione .Inoltre, il bambino in età prescolare depresso può perdere abilità già acquisite in diversi ambiti (motorio, linguistico, cognitivo, controllo sfinterico).
In età scolare e preadolescenziale il bambino con D. ha una maggiore capacità di verbalizzare e di condividere i propri sentimenti depressivi con altre persone. Pertanto, oltre ai sintomi presenti nella fascia di età precedentemente descritta, sono presenti tendenza ad esprimere l’umore depresso nei giochi, nei sogni e nei disegni, emergono fantasie di morte, bassa autosima, sentimenti di perdita e di abbandono, sensi di colpa, sentimenti di non essere amato o di essere rifiutato dagli altri, tendenza ad annoiarsi in attività piacevoli per l’età o risultate precedentemente piacevoli (es. attività sportive, in gruppi, videogames, etc), difficoltà relazionali con i coetanei e resistenza a nuove esperienze, con tendenza all’isolamento sociale. Anche in questa fascia d’età troviamo problemi comportamentali: protesta, aggressività, oppositività, iperattività,impulsività, bullismo, tendenza alla menzogna, messa in atto di fughe e calo della resa scolastica. Persistono anche in questa fascia d’età i sintomi somatici (vomito, asma, dermatite, alopecia, dolori addominali, cefalea, dolori diffusi, etc).
Nell’adolescenza i sintomi divengono più simili a quelli dell’adulto, pertanto, i sintomi di maggior rilievo sono costituiti da alterazioni del tono dell’umore e l’anedonia (incapacità a provare piacere) anche se le fisiologiche fluttuazioni dell’umore tipiche di questa età possono rendere più difficile la diagnosi. Possono coesistere passività sia motoria sia ideativa, perdita degli interessi, calo del rendimento scolastico, disorganizzazione delle funzioni cognitive (ritardo o perdita delle capacità astrattive), sentimenti di inferiorità: bassa autostima, sensi di colpa, sentimenti di incomprensione, di sfiducia e di perdita di speranza, preoccupazioni per l’aspetto fisico, isolamento sociale con cambi frequenti di amicizie, disturbi somatici (cefalea, dolori diffusi, ritardo della pubertà, disturbi neurovegetativi, etc), aggressività e a passaggi all’atto: fughe da casa o da scuola, comportamenti antisociali, abuso di alcool o droghe , promiscuità sessuale, pensieri di morte, ideazione suicidaria, tentativi di suicidio.
Per quanto riguarda le cause, possiamo dire che c’è una combinazione di fattori familiari e genetici, ambientali e neurobiologici.
I fattori genetici sono confermati da numerosi studi che hanno dimostrato che i figli di soggetti affetti da depressione, hanno un rischio da 3 a 7 volte maggiore per depressione, rispetto alla popolazione generale. E’ difficile discriminare quanto questa predisposizione familiare sia di natura genetica e quanto di natura ambientale. Infatti, se il maggior rischio depressivo può essere attribuito ad una maggiore “incidenza depressiva” nell’albero genealogico familiare, è fuori dubbio che le modalità relazionali di un genitore malato, aumentino il rischio di depressione.
I fattori ambientali hanno sicuramente una grande rilevanza: diversi studi di psicopatologia dell’età evolutiva hanno dimostrato che oltre il 50% dei disturbi depressivi in età evolutiva è preceduto da un evento negativo di forte impatto emotivo (un lutto, una separazione precoce da uno dei genitori) ovvero dalla combinazione di più eventi stressanti. Anche le modalità di attaccamento con la principale figura di accudimento, quindi la presenza di un attaccamento insicuro, condiziona la predisposizione ai disturbi dell’umore. Fra in fattori ambientali la scuola assume una particolare valenza per il soggetto in età evolutiva. Essa, infatti, comporta il confronto del bambino o del ragazzo con una serie di situazioni molto impegnative sia sul piano prestazionale che su quello relazionale. Possiamo sottolineare tre importanti fattori di rischio per la depressione: insuccesso scolastico, forti delusioni nei rapporti con i pari, bullismo.
Ricordiamo inoltre i fattori neurobiologici : l’ipotesi neurobiologica più studiata nell’eziopatogenesi della depressione è quella“aminergica”, secondo la quale il disturbo depressivo sarebbe causato da una riduzione dei neurotrasmettitori serotonina, adrenalina e dopamina a livello delle sinapsi. Quest’ipotesi si basa sull’evidenza che tutti i farmaci con attività antidepressiva incrementano le concentrazioni di tali neurotrasmettitori.
La terapia della depressione infantile si base prevalentemente sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale . La terapia cognitivo-comportamentale aiuta il bambino e l’adolescente a comprendere il funzionamento del dispressivo ed a rompere i circoli viziosi che lo mantengono nel tempo e lo autoalimentano. La psicoterapia, inoltre, aiuta a modificare i modi i di pensare e di comportarsi disfunzionali. Alla terapia con il bambino o adolescente spesso viene associato un ciclo di incontri di sostegno alla genitorialità al fine di dare ai genitori informazioni utili sul disturbo depressivo e fornire loro strategie efficaci di gestione del problema. La terapia farmacologica prevede l’uso di farmaci antidepressivi, in particolare gli SSRI. E’ necessario però valutare attentamente l’effettiva necessità della terapia farmacologica, in quanto l’uso degli antidepressivi , soprattutto negli adolescenti, aumenta il rischio di suicidio. Sebbene i farmaci siano molto efficaci nel ridurre i sintomi acuti, non lo sono altrettanto nel prevenire le ricadute, e nella maggior parte dei casi la loro interruzione porta al riacutizzarsi della sintomatologia.